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Il Sole 24 Ore intervista Luca Crippa al "Life Science Pharma & Biotech Summit"

Qualcuno una volta ha detto che il genio è “creatività, intuizione, decisione e rapidità d’esecuzione” ma se al posto di queste parole metti “innovazione, qualità, sostenibilità e cura per le persone” ottieni comunque la formula del successo di IBSA, perché l’azienda fa questo: ricerca costantemente innovazioni utili al benessere delle persone (creatività), si interroga costantemente per capire cosa serve davvero a medici e pazienti (intuizione), investe milioni per sviluppare nuove tecnologie al servizio di tutti (decisione), produce molto velocemente e distribuisce con continuità presidi farmaceutici qualitativamente eccellenti ottenuti grazie a processi industriali certificati e materiali rispettosi dell’ambiente (rapidità d’esecuzione).

Questa è solo una similitudine tra cinema e realtà, ma rende l’idea.
A spiegare tutto per bene, invece, ci ha pensato Luca Crippa, CEO e Managing Director della divisione italiana, parte del Gruppo IBSA Institute Biochimique SA, IBSA appunto, realtà industriale farmaceutica in costante crescita che ha “ritmi da startup, cura per i dettagli di livello artigianale e vision da multinazionale”. Con un ulteriore vantaggio competitivo: “la rapidità. Quando c'è un'idea buona, quando c'è un paziente che ha bisogno di un trattamento, è molto veloce il processo decisionale per portare avanti con coraggio idee innovative”. L’altro punto di forza dell’azienda sono le Persone, quelle che lavorano tutti i giorni gomito a gomito, anche in un periodo complicato e difficile come il 2020. Sono 575 i collaboratori di IBSA Italia, “persone che fanno davvero la differenza con la loro preparazione, la loro voglia di lavorare e di collaborare l'uno con l'altro”.

Il tutto avendo come obiettivo la concretezza, quella dei 65 brevetti che coprono le innovazioni targate IBSA e degli altri che a breve arriveranno, perché “la ricerca non dorme mai”. È la ricerca IBSA, infatti, che ha saputo inventare una nuova forma di somministrazione orale come il FilmTec.
La sua definizione più o meno tecnica è “microfilm orosolubile per la veicolazione di principi attivi” ma per le persone comuni, quelle che lo usano, è una specie di francobollo che si scioglie al contatto con la lingua, senz’acqua, ha un effetto molto rapido e, in più è comodo da usare e portare con sé, perché si presenta in confezioni monodose che si possono tenere, magari nel portafoglio, senza rovinare il prodotto.

Ecco perché, al netto delle definizioni tecniche, Crippa spiega il FilmTec con degli esempi pratici, che tutti possiamo capire: “Quando pensiamo all'utilizzo di questa tecnologia dobbiamo pensare alla sua applicazione a dei prodotti salvavita, piuttosto che a dei prodotti antipanico come le benzodiazepine. Insomma, prodotti che le persone possono portare sempre con sé, prodotti che danno loro la tranquillità.”

Insomma, “produrre farmaci nella loro forma migliore” significa realizzare tecnologie anche molto complesse ma che garantiscano anche la facilità d’uso per i pazienti. Nell’ottica del paziente potremmo dire “prodotti che hanno la miglior user experience di sempre in ambito farmaceutico”, in una visione economico- sociale potremmo parlare di “prodotti che concretizzano quello sviluppo pienamente sostenibile invocato dalle moderne dottrine politiche, ambientali e sociali”.
In poche lettere possiamo dire IBSA. Facile, no?